Ricavi e utili in calo a doppia cifra per Cnh Industrial nel primo trimestre 2024. La Multinazionale che fa capo a Exor ha infatti registrato un fatturato complessivo di quattro miliardi e 818 milioni di dollari nel primi tre mesi dell’anno in corso, valore inferiore del dieci per cento rispetto ai cinque miliardi e 342 milioni di dollari raggiunti nello stesso periodo dell’anno precedente. Ancor più marcato il calo dei ricavi operativi, ridottisi del 14 per cento su base annua passando dai quattro miliardi e 776 milioni di dollari del primo trimestre 2023 ai quattro miliardi e 131 milioni di dollari dell’anno in corso. A fronte di tali dati, gli utili netti maturati nei primi tre mesi del 2024 hanno subito una riduzione del 17 per cento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, scendendo dai 486 milioni di dollari del 2023 ai 402 milioni di dollari dell’anno in corso.
Una contrazione che Chn Industrial ha già annunciato di voler affrontare attraverso programmi di riduzione dei costi per mitigare l’impatto del rallentamento dei mercati, non distinguendosi a riguardo rispetto a quanto normalmente fanno e hanno fatto nel passato tutti i principali gruppi industriali del Mondo. Ormai è in effetti prassi consolidata rispondere ai cali di mercato, anche quelli indotti da congiunture macroeconomiche globali, con tagli più o meno marcati a livello di risorse umane e di strategie commerciali e produttive, come se non fosse in alcun modo accettabile una fase di contrazione dopo periodi floridi, ma si debba viceversa perseguire la crescita continua indipendentemente da tutto e da tutti.
La crescita continua? Una chimera
Peccato la crescita continua sia una chimera in qualunque contesto economico, con le fluttuazioni del mercato che rappresentano quell’andamento tipico del capitalismo globalizzato su cui poggia ormai l’intero sistema economico-finanziario. Mai come in questo contesto storico i grandi gruppi industriali della meccanizzazione agricola possono peraltro vantare fatturati e utili ai massimi livelli storici, sintomo di un progressivo e generalizzato trend al rialzo e non di una profonda crisi che mette a repentaglio la sostenibilità economica delle loro attività industriali. Proprio per questo non ha senso vivere negativamente le brevi e temporanee fasi recessive, mettendo in campo continue riorganizzazioni organizzative e produttive volte solo a dimostrare agli investitori di voler tutelare i loro dividendi.
A maggior ragione se come nel caso di Cnh Industrial gli utili registrati nel primo trimestre 2024 pari a 402 milioni di dollari sono superiori di quasi il 70 per cento rispetto ai 264 milioni di dollari maturati dal Gruppo anglo-olandese cinque anni fa, nel 2019, quando oltre alle divisioni agricoltura e movimento terra erano presenti anche le attività di Iveco e di Fpt Industrial. Se ci si focalizza invece solo sul post spin off delle attività on-road, gli attuali utili sono superiori di quasi il 20 per cento rispetto ai 336 milioni di dollari che Cnh Industrial ha maturato nel primo trimestre 2022, di fatto al suo esordio nella nuova dimensione industriale. Ovviamente il discorso non coinvolge, come detto, solo Cnh Industrial che in questo caso rappresenta solo l’occasione e l’opportunità di commento di politiche aziendali slegate da un sensato principio di realtà, ma viceversa aspirano all’espansione all’infinito, senza tollerare alcun rallentamento, alimentate probabilmente dall’avidità di quegli investitori, come i fondi di private equity, in grado da soli di fare il bello e il brutto tempo sui mercati finanziari. Etica e buonsenso vorrebbero invece che ai signori della speculazione sia insegnato il valore sociale delle attività industriali e il saper accettare le loro inevitabili oscillazioni anche in un trend di costante crescita.
Titolo: Cnh Industrial: tante luci, qualche ombra
Autore: Redazione